TessituraRivoluzionaria
Carpentiere volante (tessitore mascherato settentrionale)
Aracne:
figlia di Idmone di Colofone (nella Lidia), sfida Atena nell'arte della tessitura. Per quanto si dimostri (come fa intendere Ovidio) più brava della dea, Atena non può sopportare che una mortale possa batterla: quando, infuriata, la colpisce alla testa, Aracne scappa disperata e cerca di impiccarsi. Vedendola morente, Atena ne prova compassione e la trasforma in un ragno. Come nel caso della figlia di Pierio (ma questa volta la storia è raccontata dal narratore, non da chi ha già vinto la gara e quindi può mostrarsi di parte), la colpa di Aracne non è solo quella di aver osato sfidare un dio, ma di aver rappresentato nella propria tela, una serie di ingiustizie compiute dagli dèi nei confronti dei mortali
"Sabot":
il nome sabotaggio proviene dalla rivoluzione industriale, i telai a vapore venivano danneggiati dai tessitori licenziati gettando nei loro ingranaggi zoccoli di legno (sabots in francese)
L'Angelo della Morte - Saint-Just, un esaltato sanguinario della rivoluzione francese
Nel 1788, al termine degli studi, SaintJust conosce il proletariato operaio di molte città, e in modo particolare è legato ai tessitori di Armonville, gli amici di Marat.
Insurrezione scozzese del 1820
L'Insurrezione scozzese del 1820, nota anche come Radical War, fu una settimana di scioperi e di agitazioni, a culmine delle richieste di riforma radicali nel Regno Unito, che erano diventate importante nei primi anni della Rivoluzione francese, ma che erano state represse dopo le lunghe Guerre napoleoniche.
Una crisi economica dopo la fine delle guerre fece aumentare le agitazioni. Gli artigiani, in particolare i tessitori in Scozia, cercarono l'azione per riformare un governi indifferente, la piccola nobiltà temeva gli orrori di una rivoluzione e cominciò a reclutare le milizie, mentre il governo dispose un apparato di spie, informatori e di agenti provocatori per soffocare il movimento.
Italian Anarchism as a Transnational Movement
Gli anarchici che uccisero Umberto I: Gaetano Bresci, il ‘‘Biondino’’ e i tessitori biellesi di Paterson (Biella, 2000)
Rivolta dei Canuts
L'introduzione del telaio Jacquard nelle industrie della seta provocò violente reazioni degli operai nel 1819 a Vienna. Con la rivolta dei Canuts (canuts: operai delle manifatture della seta) si intende definire le due rivolte popolari di Lione (novembre 1831 e aprile 1834) contro lo sfruttamento e i salari da fame a cui erano costretti gli operai in genere e i setaioli in particolare.
Contesto storico
Una delle conseguenze della rivoluzione industriale fu il progressivo abbondono della terra da parte dei contadini e il trasferimento di migliaia e migliaia di uomini e donne dalla campagna alle città, solleticati dalle promesse di un miglioramente del loro tenore di vita. Dietro queste promesse si nascondeva però la terribile realtà che li aspettava: fame, quartieri degradanti, sfruttamento, immoralità crescente, violenza sulle donne e sui bambini (aumento del numero delle nascite illegittime, dei bambini abbandonati e degli infanticidi) ed ubriachezza molesta. Padri, madri e bambini lavoravano nell’industria tessile dalle 13 alle 15 ore al giorno; tre quarti dei bambini morivano prima di diventare adulti. Per l’operaio della manifattura «vivere è non morire» [1], lo sciopero era vietato, il libretto operaio obbligatorio. Il povero era considerato immorale, brutto, sporco e cattivo, nonché pericoloso:
«I barbari che minacciano la società non vengono dal Caucaso né dalle steppe della Tartaria. Stanno nei sobborghi delle nostre città industriali» («Journal des Débats», 1831 [2].)
Contemporaneamente però, con la nascita del movimento operaio, sorse anche uno spirito nuovo, rivoluzionario, che intendeva non accettare questo stato di cose e si riprometteva di cambiarle (in Gran Bretagna è del 1810 lo slogan «Pane o sangue»). Fu questa la seconda rivolta dei "setaioli", dopo quella di Vienna del 1819, quando gli operai fecero sentire la propria voce contro l'introduzione di nuovi macchinari che, oltre ad essere alienanti, minacciavano seriamente il posto di lavoro di tanti operai e operaie. Molti di questi macchinari, in perfetto stile luddista, furono letteralmente distrutti dalla rabbia popolare.
A Lione, per due volte (1831 e 1834) questo nuovo spirito, non remissivo e non disposto più a chinare la testa, emerse fragorosamente al grido di «vivere lavorando o morire combattendo».
Prima insurrezione (1831)
Su alcuni drappi neri i canuts lionesi scrissero il loro proclama di lotta: «Vivere lavorando o morire combattendo»
Gli operai delle industrie della seta (si calcola che i tessitori – canuts - arrivarono ad essere contemporaneamente fino a 30.000.) risiedevano e lavoravano nel quartiere dei Traboules, caratterizzati da passaggi coperti, vie e piazze strettissime tra altissimi palazzi. Il 18 ottobre 1831 i canuts si rivolsero al prefetto del Rodano, Louis Bouvier-Dumolart, per ottenere salari più alti e la riduzione dell’orario giornaliero di lavoro. Naturalmente, grazie anche alla ipocrisia del prefetto che a parole si era dimostrato disponibile a fungere da intermediario con i proprietari, le richieste dei canuts furono respinte il 10 novembre 1831. In quell’occasione il presidente del consiglio Casimir Périer dichiarò: «Gli operai si devono mettere in testa che per loro non c’è altro rimedio che la pazienza e la rassegnazione» [2].
Storia della cooperazione
La cooperazione nell'Italia del XIX secolo tra crisi e sviluppo
La penisola italiana non aveva ancora trovato una sua unità politica quando, nel 1844 in piena Rivoluzione Industriale, un gruppo di tessitori spinti dalla pesante crisi economica decise di costituire nella cittadina inglese di Rochdale il primo spaccio cooperativo con lo scopo di "migliorare la situazione economica dei soci". Nasceva di fatto la cooperazione…
LA RIVOLTA DEI TESSITORI SLESIANI (1844)
All'origine della rivolta vi fu una canzone, creata dai tessitori del villaggio slesiano di Peterswalden. Il 4 giugno 1844 la polizia arresta un tessitore che cantava quest'inno sotto le finestre del costruttore Zwanziger, che pagava miseri salari e che nella regione era il simbolo dello sfruttamento dei padroni.
Nel pomeriggio i tessitori reagiscono all'arresto e saccheggiano gli uffici degli industriali e distruggono i libri dei debiti e le lettere di credito, senza commettere alcun furto. Il 5 giugno una folla di 3.000 tessitori marcia verso un villaggio vicino (Langebielau) dove si svolgono scene analoghe. Ma l'esercito interviene e spara sulla folla disarmata, uccidendo 11 operai e ferendone 24; la massa reagisce e a colpi di pietre e bastoni caccia i soldati dal villaggio.
i tessitori, scene da un' insurrezione dipinti, xilografie e manifesti dell' intellettuale socialista Kaethe Schmidt Kollwitz (1867 1945)